Isolamento sì, ma non troppo.
Le misure per contenere il contagio da un lato ci hanno distanziati, ma dall’altro lato ci hanno catapultato nell’intimità dell’altro. La Rete ci ha permesso di raggiungere distanze altrimenti incolmabili.
La didattica a distanza, le videochiamate, i corsi di formazione on line, lo smart working, le riunioni mediante piattaforme quali Zoom (e tutte le sue sorelle) ci hanno fatto entrare nelle case altrui . A volte veniamo rapiti, non tanto dall’immagine del nostro interlocutore, ma da ciò che appare sullo sfondo; da quel libro, quella foto, quel quadro, quella pianta. Mostriamo la nostra intimità domestica e ne riceviamo altrettanta. Viaggiamo nelle case degli altri e ci affacciamo sulle loro esistenze , magari ci fantastichiamo un po’ e così impariamo a conoscerli meglio e anche a sentirli più vicini.
Partecipiamo a riunioni di lavoro con manager in felpa alle prese con bambini urlanti; sosteniamo esami proprio con quella professoressa che ci infonde un certo timore, ma scorgere dietro le sue spalle il nostro libro preferito ci trasmette una grande serenità e per questo motivo, adesso, ci fa anche meno paura.
I maestri sono entrati nelle case dei loro alunni, nelle loro camerette colorate che in un certo senso li rappresentano, sentono le voci dei loro fratelli e delle loro sorelle. Ogni tanto una nonna passa a salutare. Qualcuno si è anche laureato con la stessa identica dignità fiera di una seduta in presenza. Con l’abito elegante perché, anche se in streaming, l’occasione lo richiede. Con la casa immacolata e ordinata, perché in quel preciso istante diventa l’aula di un’università. Nulla può mancare: la coroncina d’alloro, il brindisi, la torta, il clima di festa con la famiglia.
È nata una nuova complicità, una nuova confidenza e non ce ne dimenticheremo facilmente.
Spesso ci diciamo quello che pensiamo, la paura di non sapere quanto durerà tutto questo e come sarà la ripartenza.
Desideriamo la stessa cosa: tornare alle nostre vite e guardarci in faccia, vedere le nostre reciproche reazioni e non solo le espressioni.
Il tempo si è dilatato, prima ci mancava sempre, ora ci avanza. L’emergenza Covid ha cambiato la nostra percezione del presente che sembra sempre più sospeso.
Siamo diventati tutti un po’ più simili in quel piccolo angolo di schermo con le nostre tute da casa.
Abbiamo capito che la vita era tale poiché si poteva pranzare con i nostri amici, visitare una libreria, consumare un caffè al bar, andare in giro per i negozi, vedere un film al cinema, una rappresentazione al teatro, invitare a casa nostra le persone care (o congiunte?), prendere un aereo, un treno, un pullman e chi se ne frega della noiosa e stancante fila che precede il viaggio.
Quando la vita tornerà forse avremo nei suoi confronti meno pretese o richieste pretenziose, o forse no. Ma di certo avremo acquisito con “l’altro” una nuova intimità.