Vergogna: la più nobile delle emozioni.

Tempo fa una persona che mi sta profondamente a cuore mi disse una cosa molto bella e le mie guance si tinsero di rosso.

La scorsa settimana sono arrivata a lezione in ritardo, indecoroso ritardo. Avendo addosso gli occhi di tutti sono diventata rossa come il sangue trasportato dai miei capillari.

Il rossore è un compagno costante della miavita e non passa mai inosservato. È evidentemente indispensabile per il mio sostentamento e trova con facilità un posto comodo dove insediarsi. Ho da sempre indossato l’imbarazzo sul volto per svariati motivi: dall’incapacità di contenere una vertigine di felicità assoluta, alla vergogna per qualche mia palese mancanza.

Ho realizzato, con un certo senso di compiutezza, che si tratta di un bene rarissimo, introvabile all’ipermercato e inesistente nel web. Ho capito che è una qualità che va custodita e restaurata nel tempo. Arrossire è una delle cose belle rimaste. La vita attuale disabitua al rossore, sia a quello dell’emozione sia a quello della vergogna. Non arrossiamo più per un complimento anche perché ne riceviamo in abbondanza e spesso sono privi di autenticità.

Abbiamo dimenticato le buone maniere per far spazio all’arroganza e al “tutto ci è dovuto”. Non ci vergogniamo di essere ineducati, incivili e sgarbati perché è più emozionante essere furbi.

Mi mancano i consigli delle mie nonne:

Intimo e calze sempre di qualità e in ottime condizioni, non si sa mai un pronto soccorso improvviso.
Questo non si fa o non si dice perché “pari mali” (sembra male, scortese).
Anche se dovessero aver torto i tuoi insegnanti hanno sempre ragione.

“Vergognati”, da quanto tempo non lo sentiamo più in bocca ai genitori al giorno d’oggi? Ai figli tutto deve essere concesso.

Siamo diventati sguaiati, pure nei social, prigionieri di un bisogno sfrenato di condividere anche ciò che dovrebbe abitare solo nella nostra anima.

Abbiamo perso il valore del pudore per sostituirlo con quello del clamore. Perché quello che abbiamo smarrito davvero è la nostra intimità.

Più scopriamo la nostra intimità, più il senso del pudore dovrebbe risvegliarsi.

Dove non ci sono né personalità né intimitàinvece il pudore diventa superfluo.

Diversi anni fa andai in vacanza ad Amsterdam, non ho abbastanza pudore da nascondervi che feci una passeggiata lungo la famosa strada a luci rosse. Una ragazza,grazie a una congiuntura rara quanto un’eclissi solare, dalla sua vetrina, si accorse che la bretellina del mio vestito scivolava lungo la spalla lasciando intravedere il reggiseno. Mi fece segno, con un sorriso complice e autorevole, di sistemarmi. Ebbe cura del mio pudore e della mia intimità, con un gesto di sussiegosa benevolenza, lì, da quella vetrina.

Giusi Lo Bianco

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