Camminavo a 10 km all’ora, ncupunata ca manco se fossimo stati nella Bielorussia più cruenta e oggi ad Alesssandria c’era bellu suli siculo e con una borsa ca pareva contenesse dui picciriddi obesi di otto anni all’uno.
Con la spalla atrofizzata per il peso eccessivo della mia borsa mi fermo finalmente in un beato semaforo pedonale; ero tutta accaldata e, ribadisco, ncupunata comu na scimunita; poso la borsa per dare sollievo alla mia spalla scomposta e mi scappa un “accupai”. Vicino a me un cristiano sulla sessantina mi guarda con gli occhi pieni di giubilo magico e mi dice: – oggi s’accupa! In quell’”oggi s’accupa” io ho visto la presenza della Mano di Dio sulla mia testa, che mi dice:- bella mia devi sgobbare e schiattare, ma ogni tanto qualche aiutino io te lo mando.
– Ma che ci fai qui?
– È la lunga storia di un algoritmo, comunque non lo so che ci faccio.
Lui era Saro, gelataio di Paternò immigrato vent’anni fa.
E ancora, quannu avi cauru, accupa!
Giusi Lo Bianco